Serigrafia su vetro, ritoccate a mano dall'artista
2017
Un lavoro monumentale, come il Complesso del San Giovanni che la ospita e che ora restituisce una nuova immagine nel paesaggio. Ben 185 vetri stampati in serigrafia in soli quattro giorni, da cui emergono 73 figure rifinite a mano dall’artista.
Una donna passeggia elegante. Nuda e fiera innalza al cielo la bandiera vuota. L’assenza del drappo, che per secoli ha rappresentato appartenenza e protezione per il singolo e al contempo confine e divisione fra i popoli, annulla oggi la sua valenza politica ed eleva un vessillo etico, unitario e collettivo, che nella pancia dell’uomo, nei colori del cielo e nel costante movimento del vento ritrova la direzione di una nuova coscienza.
L’immagine, essenziale e primitiva, di giorno invita ad avvicinarsi, a scovare tra i graffi del pittore istantanee di una comunità stufa del suo luogo perché accecata dal costruito, che non riesce a godere di quello che la natura le ha già donato. L’opera è una chiamata all’attenzione sul paesaggio, patrimonio inspiegabilmente falcidiato dall’immoralità dell’azione dell’uomo, seppure eterna fonte di spirito, bellezza e differenza.
Di sera il vetro riflette le luci di quel castello la cui conquista ha rappresentato la libertà per l’indomito popolo di Catanzaro, al tempo rinomato in tutto il mondo per la qualità della sua seta ed esempio di democrazia e civiltà. L’opera si colloca nella storia dell’arte come tra le più imponenti mai realizzate nello spazio pubblico in serigrafia, antichissima tecnica di stampa il cui nome deriva proprio dal latino seri, seta. Un processo creativo lungo e complesso ha visto l’artista dipingere e graffiare a mano 36 vetri matrice, trasformati in telai per la stampa grazie alla collaborazione tecnica, logistica e creativa dello studio 56fili e di Studio Superfluo di Roma.
Il vento si schianta e rapidamente riparte. L’uomo non può credere di riuscire a fermarlo, non può continuare ad immaginare la sua vita senza riconoscere la costante potenza innovatrice della natura e del suo migrare, senza imparare dall’aria e degli uccelli, dalle donne dagli uomini e dagli altri animali. Il corpo di una donna semplicemente filtra una visione ancor più potente. La sagoma inquadra nuove prospettive, poi invita a superarla e a godere dell’infinita magnificenza del paesaggio calabrese.
Non segna il confine, perché non crede nella sua esistenza. Non alza muri, ma unisce sotto il simbolo di una bandiera comune a tutti gli uomini.